I: Un messaggio inquietante
02/03/3115, Marte
I raggi del primo sole rendevano l’orizzonte color ruggine. Glok Moore, direttore dell’agenzia di stampa Mars Tomorrow, non sempre allineata ai precetti della Neoprotochiesa, non era riuscito a dormire quella notte. A momenti sarebbe giunto un importante carico, gli era stato annunciato la mattina precedente da una comunicazione dell’Ipernave Messaggera appena uscita dall’Iperspazio. La San Cristoforo III era una delle navi diplomatiche, addette anche al trasferimento rapido delle comunicazioni, che raggiungevano spesso le zone più remote del Santo Stato: per portare la voce di Dio alle nuove popolazioni e, al ritorno, notizie, storie e avolte anche campioni di risorse, diplomatici e studiosi dei popoli raggiunti…
La sveglia suonò, senza scopo, e Glok si decise a uscire, dopo una rapida doccia e un infuso di caffeina. Si recò, accompagnato da una guardia del corpo Cymack, alla piattaforma di atterraggio del traffico commerciale e là attese l’atterraggio delle prime navette. L’attesa non fu lunga e disbrigate le rapide formalità al punto di controllo si recò immediatamente alla sede del Mars Tomorrow per visionare quella olocassetta crittografata. C’erano voluti quasi due mesi per recapitargliela. Certo non avrebbe fatto passare altro tempo inutilmente.
Giunto nel suo ufficio chiamò i redattori della sezione Nuovi Popoli e, dopo aver attivato il decodificatore a DNA inumidendosi di saliva un dito, attivò l’oloproiettore.
01/01/3115, Località sconosciuta
Attorno a loro si formò l’immagine di una stanza scavata in una strana pietra nera e verde, illuminata da una fastidiosa luce fosforica. Da un lato c’era una porta, apparentemente in metallo, e non vi erano finestre. Un uomo era inginocchiato a terra, con le mani poggiate sulla testa e le dita intrecciate. Glok riconobbe ovviamente Aldus Moore, Generale della Santa Brigata e suo fratello maggiore. Aldus era stato inviato nel nuovo settore delle Pleiadi ad assistere con una brigata astrocorazzata il Vescovo Lucius Satino de Fogliardiis, ambasciatore del Santo Stato in quella zona (e futuro Governatore della stessa).
Era vestito in una tuta leggera di quelle che di solito si usano per sicurezza nelle navette senza camera di compensazione e appariva molto provato, forse era stato torturato o sottoposto a privazioni. Dopo pochi secondi dall’inizio del filmato la porta si aprì ed entrò un blefero. Questi, con una dizione perfetta, lesse un comunicato: “A nome del fiero popolo di Xratzkiaawan che non intende più sopportare la violenza dell’invasore pellerosa, non intende adorare il suo Dio imposto, né rispettare la sua Legge o essere sfruttato per avere il suo Denaro – in queste parole era chiaro il tono di disprezzo –, sono stato scelto per eseguire una sentenza di morte su uno dei suoi carnefici. Che questo sia d’esempio per tutti i pellerosa che non vorranno rispettare il territorio che dall’alba dei tempi appartiene al popolo di Xratzkiaawan”.
Il Blefero si voltò verso l’uomo inginocchiato, prendendolo con un artiglio sulla spalla lo costrinse ad alzarsi e, senza alcuna esitazione, affondò l’altro artiglio nel petto del Generale, roteò il braccio ed estrasse il cuore, ancora pulsante. Il corpo del Generale cadde inerte a terra e il blefero strizzò il cuore, riducendolo a poltiglia. L’immagine si fermò così.
Uno dei redattori vomitò, un altro svenne, Glok spense l’oloproiettore, chiaramente sconvolto.
[…]
III: Il cuore del Generale
05/01/3115, Località sconosciuta
Pochi giorni dopo l’esecuzione il Generale si svegliò, sconcertato dal fatto di essere vivo.
Aprì gli occhi e li richiuse subito. La luce era troppo forte. Si rese conto di essere in una stanza ben diversa dalla caverna dove quell’essere schifoso, parto di Satana, gli aveva… strappato il cuore? Istintivamente portò la mano destra sul petto. Era fasciato e toccando provò dolore. Lo stesso respirare gliene provocava. Pensò di essere stato drogato. Sì, sicuramente era così. Prima le torture fisiche. Poi quella farsa di processo. E quella specie di esecuzione finta. Bastardi schifosi! Ma Aldus aveva fatto parte del miglior corpo degli Incursori. Gli Arcangeli erano chiamati dagli altri militari, anche se mai nessuno osava usare quel nome di fronte ad un Sacerdote! Le torture psicologiche erano cose da mammolette e se quelle bestie avevano intenzione di farlo cedere così praticamente gli stavano regalando una vacanza.
“Tu sorride perché tu sente vivo?” gracchiò una voce vicino a lui. Aldus trasalì, aveva immaginato di essere solo ma evidentemente non era così. Si sforzò ad aprire gli occhi e vide, alla sua sinistra, un Blefero. Sembrava più basso di quelli che l’avevano catturato e al posto degli artigli affilati aveva qualcosa di simile ad una mano, ma con decine di tentacoli e tentacolini lungo il bordo e parte del palmo. A guardar bene aveva anche una testa più grande e meno corazzata. “Sarà una goduria sfondartela e spargere il tuo cervello per questa stanza, demonio” pensò Aldus. La sua espressione probabilmente tradì quell’intenzione perché subito quella specie di enorme scarafaggio fece un passo indietro, dicendo: “Generale, tu no male me. Tu deve guarire. Cuciture fresche. Se muove rapido strappa e dovrò piantare ancora cuore. Prego non fare rovinare questo”.
“Avrai anche una testa più grande dei tuoi simili, brutto schifoso, ma sei sicuramente più stupido di una gallina terrestre. Che ci vuole ad imparare la Lingua Universale? Esseri ben più primitivi di voi la usano da secoli per pregare l’Unico Dio dei Cieli!” esordì, con voce roca, Aldus. Parlare gli faceva male alla gola e lo sforzo di proferire quelle poche parole d’odio gli fece girare la testa.
“Perdona me, Generale. Sono solo cinque dei vostri cicli sonno veglia che io studia vostra lingua. Altri tre o quattro e io parla meglio. Tu sicuro” la risposta dell’alieno. Aldus pensò che lo stesse prendendo in giro, ma non disse nulla. Poi l’alieno gli si avvicinò. Lui potè fare poco per resistere e iniziò a tremare, stava per perdere i sensi. Ma non prima di sentirsi toccare da quelle spaventosa dita tentacolari sul petto e sul braccio sinistro. Sentì una puntura, poi freddo e perse i sensi.
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