Recentemente ho ricevuto una critica da una (ex) amica di liceo (quindi si parla di quasi 30 anni fa): lamentava il fatto che io, “sedicente persona di sinistra”, avevo deciso, unilateralmente (quindi, secondo lei, in modo non democratico) di eliminare dalle mie amicizie su Facebook i “fascisti”. La critica puntava anche sul fatto che “i sinistri” dovrebbero rispettare le idee di tutti, che questo è uno dei capisaldi del loro pensiero.
Ora, innanzitutto preciserò una cosa: nel mio post su Facebook ho specificato che avrei eliminato i fascisti dai miei amici; sono stato molto poco preciso perché so bene che chi mi conosce sa cosa intendo e chi non lo capisce probabilmente non rientra fra gli amici, ma banalmente fra i conoscenti. Tra l’altro mi sono limitato a quelli che esplicitano la loro ideologia politica (“estrema destra”, “la destra”, “forza nuova” – sic! -, etc.). Il senso è anche quello di non mischiarmi con gente del genere su un social network. Tutto sommato, se faccio commenti politici, sarebbe inutile stare a ricevere polemiche o ribattere a loro commenti. Ci sono momenti e luoghi adatti per dibattere, Facebook non permette un confronto serio ma solo “caciara”, quindi non è il caso.
Vorrei però definire bene il termine “fascista” che ho usato in modo improprio. In effetti è vero: io, per formazione personale prima che per la mia ideologia “di sinistra”, tendo sempre a rispettare le idee altrui. A volte, lo ammetto, rispetto con difficoltà idee palesemente stupide o errate (dimostrate o dimostrabili come tali, quindi non opinioni religiose o politiche) e questo a volte causa antipatia nei miei confronti quando capita negli ambiti tecnici… ma sto divagando*. Uno dei presupposti del rispetto, però, sia delle idee che delle persone, è la reciprocità. Io rispetto le idee di una persona che sia in grado di rispettare quelle degli altri e, soprattutto, non voglia imporre le sue**. Per me una delle basi del fascismo è la prevaricazione: anche se, secondo chi la fa, fatta a fin di bene (della società, dello Stato, di un qualche altro ente superiore…)***.
La volontà di entrare nel cerchio personale**** di qualcuno per modificare la sua vita, magari il suo modo di pensare mostrando l’errore di un’opinione (attenzione: non un errore di fatto), è quanto io disdegno di certe persone. Quindi: no, io non rispetto queste persone. Per me perdono il diritto di chiamarsi persone e fino a che non riusciranno a capire dove finisca la loro libertà e inizi quella degli altri, per me saranno solo un fastidio. Accetto i loro diritti minimi finché rispettano le regole, ma nulla di più*****.
* chi dice che la programmazione ad oggetti è un’inutile complicazione, ad esempio.
** perché i cattolici vorrebbero imporre le loro idee sul matrimonio omosessuale o sull’aborto a tutti? Un cattolico segue quelle regole. Per quanto possa ancora accettare un (serio) dibattito sull’aborto, perché una persona non dovrebbe sposarne una dello stesso sesso? A chi fa male, visto che si tratta di un rapporto a due che non coinvolge altre persone né tanto meno “costringe” altri a farlo?
*** deve essere ben chiaro che tutto è relativo. Viviamo in un mondo complesso e le regole assolute non possono che essere sbagliate in quanto non applicabili sempre e comunque (perché se prevedessero tutti i casi possibili diventerebbero esse stesse regole relative).
**** del cerchio personale parlerò più in là. Al di là della facile allusione anarchica in realtà è un concetto che deriva dal mio pensiero religioso.
***** ovvero, diversamente da quanto farebbero loro, non andrei in giro con una mazza da baseball a spappolargli il cranio. Io rispetto comunque il cerchio di libertà che circonda anche loro!
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